Dopo qualche settimana di questo andazzo (poppata + preparazione
random di biberon, quasi sempre non bevuto dal bimbo), una mia amica mi
ha consigliato un consultorio sull'allattamento.
Altra brutta
esperienza: la ostetriche del consultorio mi hanno trattato come se fossi una
demente, e come se volessi affamare mio figlio:
"Signora, ma ogni quanto lo attacca?"
"Ogni volta che si sveglia e ha fame, ogni 2 ore circa"
"Ma
nooo signora!!Lo deve allattare più spesso, ogni ora anche! Se non si
sveglia, lo svegli! Il bambino deve stare costantemente attaccato al seno
della mamma!"
"Anche di notte??"
"Soprattutto di notte! Dovrebbe dormire con il bambino in braccio, in modo da tenerlo sempre attaccato!"
Quando
ho detto che Alessandro non voleva dormire in braccio, che da quando
era nato (e tutt'ora) quando ha sonno si accoccola in braccio, ma
quando è pronto a dormire si divincola per essere messo giù mi hanno
dato della pazza: le parole esatte sono state "Signora, lei vede solo
quello che vuole vedere".
Per non parlare di quando ho provato a svegliarlo mentre dormiva per provare a dargli da mangiare...è venuta giù la casa!
Sono uscita dal consultorio sentendomi più sola e confusa di prima.
Nel frattempo a casa ero circondata da
gente prodiga di consigli (non richiesti!):
"Attaccalo a tutti e due i seni ad ogni
poppata"
"Attaccalo solo ad un seno"
"Non attaccarlo di notte, deve
imparare a saltare il pasto notturno!" ecc.ecc
Se ci ripenso mi vedo avvolta in una nuvola nera di confusione e incertezza.
Sono
stati giorni duri..non sapevo cosa fare, il seno mi faceva male per le
ragadi causate dai paracapezzoli, ma se li toglievo Ale non si
attaccava. Volevo a tutti i costi allattarlo, ma avevo davvero paura che il mio latte non bastasse.
Ma ho trovato la forza di ascoltare me stessa e il mio
bambino. E siamo andati avanti con l'allattamento, senza aggiunta, fino
ai 3 mesi.
Una sera, d'improvviso, Ale ha iniziato ad urlare
fortissimo appena lo avvicinavo al seno: aveva fame, ma sembrava non
volersi attaccare. E non voleva nemmeno il latte in polvere.
Ne ho
parlato con la pediatra: sentivo che qualcosa non andava, ma lei non mi ha creduto.
Sosteneva che se il bimbo non si attaccava
non aveva fame.
Avendo altri casi di reflusso gastroesofageo in
famiglia, le ho detto che secondo me era quello. "Assolutamente no, è lei
che deve darsi una calmata".
Dopo qualche giorno sono tornata da
lei con un video che mostrava Alessandro che urlava come un matto ogni
volta che lo attaccavo, si divicolava, si inarcava all'indietro, mi
graffiava tutto il seno.
Allora, e solo allora, mi ha dato
ragione. A qual punto però era troppo tardi. Il bimbo, oltre al
reflusso, aveva sviluppato l'esofagite, per cui ogni volta che lo
attaccavo gridava dal bruciore.
Ed era calato di peso.
Per
farlo aumentare velocemente, e farlo mangiare in una posizione che lo
tenesse dritto,in modo da non far risalire l'acido, siamo tornati al biberon. Prima con il mio latte, tirato
per ore con il tiralatte, poi, man mano che il mio latte si esauriva,
siamo passati definitivamente alla formula.
Questo con mia
grandissima sofferenza e rabbia.
Sono certa che se non avessi ascoltato
NESSUNA delle persone alle quali mi sono rivolta ma solo me stessa, o se
almeno loro avessero provato ad ascoltare me e il mio bambino, le cose
sarebbero andate diversamente.
Ho pianto tanto per il fatto di non
attaccare più Ale: nonostante le difficoltà e il dolore, era un momento
intimo e meraviglioso, solo nostro. L'unico momento che, in quei primi
giorni, mi faceva sentire davvero mamma.
Sapete quante delle
ragazze che erano al corso pre parto con me allattavano ancora alla fine
del primo mese? Due su dieci. Tutte le altre, come me, erano andate
incontro a problemi vari che non erano riuscite a risolvere.
E sono sicura che con un po'di sostegno e competenza in più molte di loro, di noi, avrebbero potuto continuare.
Guardo con invidia chi allatta con gioia, e sostengo chi promuove l'allattamento.
Ma quello che le mamme non dicono è che è per molte un percorso duro, in salita, e se non c'è nessuno che ti mostra la via è facile perdersi.
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