giovedì 18 gennaio 2018

La scuola che vorrei

Nonostante manchi ancora più di un anno all’inizio della materna, sto già iniziando a informarmi sulle varie scuole dell’infanzia (fa brutto se dico asilo??)presenti sul territorio. Per alcune infatti c’è necessità di un preiscrizione molto anticipata a causa dei posti ridotti. E sto iniziando a preoccuparmi un po’, in quanto mi rendo conto che la mia visione della scuola dell’infanzia che vorrei si scontra con una realtà completamente differente. Per mio figlio vorrei un asilo piccolo, direi quasi famigliare. A misura di bambino, in cui la presenza di un numero limitato di bambini abbinati ad un adulto permetta la gestione delle individualità, il rispetto dei tempi e delle fasi di ognuno. Vorrei una scuola che insegni delle regole a mio figlio, ma dove queste regole sono fatte a misura delle sue esigenze. La realtà invece, come credo sappiate meglio di me, è ben diversa: classi sovraffollate (fino a 27 bambini con una sola maestra), e regole necessarie per la gestione di questa situazione. Senza determinate regole, infatti, sarebbe del tutto impossibile per un solo adulto gestire così tanti bambini. Faccio un esempio: il pisolino pomeridiano. Molti bambini a 3 anni ormai non riposano più, altri invece la necessità di quelle ore di riposo la sentono ancora. Nella maggior parte delle scuole (tutte quelle che ho visitato per esempio) non c’è uno spazio adibito alla nanna dei piccoli. E in una scuola, addirittura, mi è stato detto che è possibile portare a casa il bambino dopo pranzo solo nei primi mesi di asilo. Poi “è grande e si deve abituare a non dormire”. Il bambino DEVE abituarsi, DEVE essere in grado, DEVE..DEVE..DEVE.. Ma dove è finito il rispetto del bambino, delle sue necessità fisiologiche? Aver bisogno di dormire non è certo un capriccio, ma una necessità fisica! Certo, alcune alternative diverse ci sono: ma o sono lontanissime, o sono carissime. (Nel mio caso entrambe le cose:carissime e lontanissime!) Eppure noi, con la nostra società, passiamo sopra a tutte queste individualità e necessità perché “E’così che va il mondo, e il bambino prima si abitua meglio è!” E’sicuramente vero, la nostra società è questa, ed è previsto che tutti si adeguano. Chi non si adegua resta indietro (o fuori). Un’amica, una persona nella quale so di poter sempre trovare comprensione, mi ha detto a questo proposito una frase bellissima: “Se tutti, pian piano, pretendiamo qualcosa di diverso dalla società, magari prima o poi la società sarà diversa”. Io lo spero tanto, che le cose cambino, per il bene dei nostri figli.

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